Notizia inserita il 20/10/2008
Sala San Francesco gremita per il concerto dell'ideatore del Buskers Festival
Stefano Bottoni celebra i suoi quarant'anni di musica di Leonardo Rosa
Quarant'anni fa, in un campo scuola parrocchiale, con una chitarra nuova di zecca, inizia l'avventura da cantastorie di Stefano Bottoni. Vicino a lui a incoraggiarlo, in quel momento, don Franco Patruno, storica figura del panorama artistico ferrarese, che Bottoni tiene fortemente a ricordare.
Ed eccolo allora salire nuovamente su un palco, a distanza di sette anni dall'ultimo concerto, per una serata dal titolo simbolico: “Navigare a vista”.
In mezzo le esperienze più diverse e per molti versi imprevedibili. L'amicizia con musicisti di grandissima fama, come Lucio Dalla, Shel Shapiro, il Banco. L'ideazione e la direzione artistica di un festival internazionale dei musicisti di strada. E, ancora, il progetto, ben avviato, di una collezione di tombini in ghisa da tutto il mondo, per farne un museo stabile.
Questo è Stefano Bottoni, un artista a tutto tondo, desideroso di raccontare a modo suo, la sua visione della vita.
In sua compagnia sul palco della Sala San Francesco, lo accompagnano 4 musicisti con un'importante storia musicale alle spalle. Sono il chitarrista Mauro Castellani, il batterista Fabio Basili, entrambi degli Gnu, il sassofonista Gino Washington degli Strike e Gianmarco Banzi, fisarmonica dei Fragil Vida.
Bottoni passa in rassegna un ampio repertorio dove svettano brani “classici” che l'hanno fatto apprezzare a un largo pubblico, come “Chelsea”, “Rane Azzurre” o “Campi di Mais”. Musiche allegre, coinvolgenti per il pubblico, alternate a melodie riflessive ed intimiste. Non mancano canzoni recenti, che affrontano l'evoluzione dei tempi e delle mode, come Display e Afrique, ma anche importanti tematiche sociali. Particolarmente toccante è “Fabbrica Astrale”, brano dai suoni freddi e metallici, che interpreta la tragedia della Tissen di Torino e in più generale il dramma delle tanti morti bianche che si susseguono, ogni giorno, sui luoghi di lavoro.
Alla fine dalla platea piovono applausi e perfino fiori, con tanti inviti e incoraggiamenti per nuovi appuntamenti musicali con il “maestro”.
Sala San Francesco gremita per il concerto dell'ideatore del Buskers Festival
Stefano Bottoni celebra i suoi quarant'anni di musica di Leonardo Rosa
Quarant'anni fa, in un campo scuola parrocchiale, con una chitarra nuova di zecca, inizia l'avventura da cantastorie di Stefano Bottoni. Vicino a lui a incoraggiarlo, in quel momento, don Franco Patruno, storica figura del panorama artistico ferrarese, che Bottoni tiene fortemente a ricordare.
Ed eccolo allora salire nuovamente su un palco, a distanza di sette anni dall'ultimo concerto, per una serata dal titolo simbolico: “Navigare a vista”.
In mezzo le esperienze più diverse e per molti versi imprevedibili. L'amicizia con musicisti di grandissima fama, come Lucio Dalla, Shel Shapiro, il Banco. L'ideazione e la direzione artistica di un festival internazionale dei musicisti di strada. E, ancora, il progetto, ben avviato, di una collezione di tombini in ghisa da tutto il mondo, per farne un museo stabile.
Questo è Stefano Bottoni, un artista a tutto tondo, desideroso di raccontare a modo suo, la sua visione della vita.
In sua compagnia sul palco della Sala San Francesco, lo accompagnano 4 musicisti con un'importante storia musicale alle spalle. Sono il chitarrista Mauro Castellani, il batterista Fabio Basili, entrambi degli Gnu, il sassofonista Gino Washington degli Strike e Gianmarco Banzi, fisarmonica dei Fragil Vida.
Bottoni passa in rassegna un ampio repertorio dove svettano brani “classici” che l'hanno fatto apprezzare a un largo pubblico, come “Chelsea”, “Rane Azzurre” o “Campi di Mais”. Musiche allegre, coinvolgenti per il pubblico, alternate a melodie riflessive ed intimiste. Non mancano canzoni recenti, che affrontano l'evoluzione dei tempi e delle mode, come Display e Afrique, ma anche importanti tematiche sociali. Particolarmente toccante è “Fabbrica Astrale”, brano dai suoni freddi e metallici, che interpreta la tragedia della Tissen di Torino e in più generale il dramma delle tanti morti bianche che si susseguono, ogni giorno, sui luoghi di lavoro.
Alla fine dalla platea piovono applausi e perfino fiori, con tanti inviti e incoraggiamenti per nuovi appuntamenti musicali con il “maestro”.
Io c'ero e confermo quanto scritto dall'amico Leonardo. Unico rammarico......mancava solo il cinemino....e l'atmosfera sarebbe stata ancora di più "magica".
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